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Essere professionisti o creare un'azienda?
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Jul 12, 2012

Considerando la vostra esperienza, la burocrazia, le imposte e i costi, etc. potendo tornare indietro scegliereste di operare come professionisti con p.iva o creereste una società? E perché?

E' una mia curiosità in quanto non riesco a immaginarmi le differenze da sola.


 
Audra deFalco (X)
Audra deFalco (X)
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Ciao! Jul 12, 2012

Ciao Paola... ti ricordi di me? sono Audra!

In ogni caso secondo me la burocrazia in Italia mi ha impedita troppo a creare un'azienda veramente mio. Per quello ho scelto di rimanere libero professionista.


 
Riccardo Schiaffino
Riccardo Schiaffino  Identity Verified
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Un'azienda, e fuori dall'Italia Jul 12, 2012

Paola Slajmer wrote:

Considerando la vostra esperienza, la burocrazia, le imposte e i costi, etc. potendo tornare indietro scegliereste di operare come professionisti con p.iva o creereste una società? E perché?

E' una mia curiosità in quanto non riesco a immaginarmi le differenze da sola.


Un'azienda, e fuori dall'Italia.

Che poi è proprio quello che ho fatto.


 
Klara Zejdlova
Klara Zejdlova  Identity Verified
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Azienda in Italia? No, grazie Jul 12, 2012

Ho appena costituito una s.r.l., non per le traduzioni pero... Dopo un mese di pura burocrazia, raggiri perchè da qualche parte per forza devi fare le cose non proprio al 100 % giuste altrimenti non riesci a costituirla (viva l'Italia), impossibilità di fare le fatture perchè ci volevano 3 settimane per aprire un c/c alle poste (e solo adesso, un mese e mezzo dopo la costituzione è finalmente arrivata la carta perciò per prendere i soldi dal c/c non devi fare piu gli assegni nell'ufficio po... See more
Ho appena costituito una s.r.l., non per le traduzioni pero... Dopo un mese di pura burocrazia, raggiri perchè da qualche parte per forza devi fare le cose non proprio al 100 % giuste altrimenti non riesci a costituirla (viva l'Italia), impossibilità di fare le fatture perchè ci volevano 3 settimane per aprire un c/c alle poste (e solo adesso, un mese e mezzo dopo la costituzione è finalmente arrivata la carta perciò per prendere i soldi dal c/c non devi fare piu gli assegni nell'ufficio postale dove hai aperto il conto...)...ti dice il commercialista che devi pagare 800 € di INAIL per il dipendente - aggevolato perchè oltre 50 anni, percio per un anno e mezzo non dovresti pagare i suoi contributi ma INAIL si fa pagare in anticipo di 6 mesi e alla fine dell'anno ti fara rendiconto....ma non te li retribuisce, se li tiene perchè tu un giorno INAIL lo dovrai pagare....allora per un anno e mezzo hai questi 800 € sicuri dallo stato....perchè a una societa nuova non servono, no?...
Avresti ancora voglia di aprire una società?....ah ancora una "cosettina" - solo l'apertura, le spese assolutamente necessarie tra notaio, commercialista, vidimazioni, pec, certificati che ti servono per banca, iscrizioni.....ti costa quasi 4.000€ (piu tempo perso, bensina, propri nervi...)
....e allora vai a Praga, te ne compri una gia costituita e tutto compreso ti costa massimo 1.000€...
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Chiara Santoriello
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Perfettamente d'accordo con Riccardo Jul 13, 2012

Riccardo Schiaffino wrote:

Paola Slajmer wrote:

Considerando la vostra esperienza, la burocrazia, le imposte e i costi, etc. potendo tornare indietro scegliereste di operare come professionisti con p.iva o creereste una società? E perché?

E' una mia curiosità in quanto non riesco a immaginarmi le differenze da sola.


Un'azienda, e fuori dall'Italia.

Che poi è proprio quello che ho fatto.


Sono d'accordo sulla creazione di un'azienda in quanto ritengo che la figura del libero professionista free lance oggi non abbia più alcun senso. Nel settore della consulenza penso che la scelta migliore sia la società o comunque una ditta individuale. In Italia le grandi società o gli enti pubblici si avvalgono solo della collaborazione di aziende e non di free-lance, ben inteso sto parlando di professioni non ordinate.
Per quanto riguarda l'apertura di un'azienda fuori dall'Italia, bisogna prestare attenzione a come è organizzato il paese nel quale si vuole aprire una società. Attività quali l'organizzazione di eventi in alcuni paesi non avrebbero senso in quanto vengono gestite internamente dalle aziende che non si avvalgono di consulenti esterni.


 
Marila Tosi
Marila Tosi  Identity Verified
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D'accordo Jul 13, 2012

D'accordo al 100 % con Riccardo Schiaffino. E magari un paese non europeo, aggiungerei...

 
Vania Dionisi
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Fuori dal coro Jul 13, 2012

Io, invece, contrariamente a tutti quelli che hanno risposto, non cambierei mai il mio status di freelance.

Innanzitutto perché *non voglio* creare un'azienda, non mi interessa proprio e non mi ha mai interessato. La parte "imprenditoriale" di questo lavoro è probabilmente quella che mi annoia di più e non vedo perché decuplicarla (qua ovviamente entra anche in gioco il fattore entrate, che costituisce un discorso a sé. Ti dico solo che da tantissimi anni, anzi praticamente da
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Io, invece, contrariamente a tutti quelli che hanno risposto, non cambierei mai il mio status di freelance.

Innanzitutto perché *non voglio* creare un'azienda, non mi interessa proprio e non mi ha mai interessato. La parte "imprenditoriale" di questo lavoro è probabilmente quella che mi annoia di più e non vedo perché decuplicarla (qua ovviamente entra anche in gioco il fattore entrate, che costituisce un discorso a sé. Ti dico solo che da tantissimi anni, anzi praticamente da sempre, ho fatto la scelta di avere pochi bisogni, sempre moltissimi comunque rispetto a miliardi di altri esseri umani. Ho scelto pertanto di lasciare la metropoli e mi sono rifiugiata in campagna proprio per non essere costretta a morire di troppo lavoro e/o a fare cose che non mi piacciono / non mi soddisfano / di cui non condivido l'etica ecc., ma qua il discorso si fa luuuuungo e non è certo questa la sede appropriata per dibatterne).

Ovviamente questo è un punto di vista, il mio, che immagino sia poco o per nulla condivisibile da tante altre persone

Per quel che riguarda le tasse, non conosco abbastanza bene la situazione delle società per poterne parlare, ma credo di aver capito che l'unico vantaggio reale è la pensione (che non è cosa da poco, ne convengo).
La burocrazia non credo sia più snella per un'azienda, ma qui parlo davvero senza saperne nulla.

Per quel che riguarda il crearla fuori dall'Italia, poi, non ho proprio nulla da dire, visto che dopo un decennio all'estero ho deciso di tornare.

Buona e afosa giornata a tutt@

v
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Angie Garbarino
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Invece io condivido Jul 13, 2012

Vania Dionisi wrote:


Ovviamente questo è un punto di vista, il mio, che immagino sia poco o per nulla condivisibile da tante altre persone


Ho avuto una SNC, e mai e poi mai lo rifarei, credo neanche sotto tortura... per quanto riguarda l'Italia... beh.. l'ho già lasciata, e non sarei mai andata in una metropoli.


 
alessandra nespoli
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Idem Jul 13, 2012

Idem come Vania e Angie.

E mi piace vivere qui.


 
Mariella Bonelli
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Soluzioni a confronto Jul 13, 2012

Angie Garbarino wrote:
Ho avuto una SNC, e mai e poi mai lo rifarei, credo neanche sotto tortura... per quanto riguarda l'Italia... beh.. l'ho già lasciata, e non sarei mai andata in una metropoli.


Ciao Angie. Per quale motivo avevi una snc rispetto ad altri tipi di società? E quali sono i principali svantaggi che hai trovato? Mi immagino che l'attività fosse comunque nell'ambito delle lingue, altrimenti il discorso si fa forse troppo diverso. Ma mi interesserebbe conoscere la tua esperienza.


 
Silvia D'Amico
Silvia D'Amico  Identity Verified
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All'estero Jul 13, 2012

Anch'io ho lasciato l'Italia (ma non per motivi di lavoro) e sto avviando un'azienda. Mi rattrista il fatto che quello che è possibile fare all'estero sembra impossibile in Italia. Quando cambierà questa situazione? Sigh...

 
2GT
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Freelance in Italia Jul 13, 2012

Paola Slajmer:
Considerando la vostra esperienza, la burocrazia, le imposte e i costi, etc. potendo tornare indietro scegliereste di operare come professionisti con p.iva o creereste una società? E perché?

Sicuramente freelance che mi permette di avere meno adempimenti e, per quanto mi riguarda, avere il 100% del controllo sulla mia attività.

Saluti dall'Italia!
Gianni


 
pcs_MCIL
pcs_MCIL
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azienda all'estero: possibilità limitate se non residenti (?) Jul 13, 2012

Marila Tosi wrote:

D'accordo al 100 % con Riccardo Schiaffino. E magari un paese non europeo, aggiungerei...


Questa è la soluzione che mi sembrava migliore, ma presuppone che:
1) si viva all'estero OPPURE
2) si abbia almeno un socio all'estero OPPURE
3) si abbia un giro così grande che valga la pena di tenere l'azienda all'estero andandoci almeno una volta all'anno per svolgere burocrazia e/o vedere il commercialista. Se dovessi pensare di aprire un'azienda negli USA (cosa che si può fare anche su internet, per inciso), dovrei mettere in conto il commercialista negli USA (più economico che in Italia) ma comunque, essendo residente in Italia, il mio reddito sarebbe tassato in Italia.
Ho anche un dubbio al riguardo: se apro un'azienda negli USA, dovrei avere un conto bancario con una banca USA, ma dalle informazioni che ho letto online, dopo il 9/11 è quasi impossibile aprire un conto corrente negli USA per uno straniero non residente. A meno che tutto si risolva se il conto corrente è a nome dell'azienda USA, di proprietà di uno straniero non residente.
Riccardo, mi sai dare lumi in merito?


 
alessandra nespoli
alessandra nespoli  Identity Verified
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Ho capito male? Jul 13, 2012

Beh, per quanto riguarda me, il trasferimento, la scelta di un eventuale altro stato e/o la permanenza in Italia sono legati a molti altri fattori, per lo più personali, che in buona parte esulano dalle questioni strettamente professionali.

Mi sembra però ovvio (oltre che sacrosanto) che finché uno gode (magari in senso lato) dei servizi offerti da un paese poiché ci vive, sia soggetto anche agli oneri fiscali e burocratici di quel paese. Altrimenti il concetto di società off-
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Beh, per quanto riguarda me, il trasferimento, la scelta di un eventuale altro stato e/o la permanenza in Italia sono legati a molti altri fattori, per lo più personali, che in buona parte esulano dalle questioni strettamente professionali.

Mi sembra però ovvio (oltre che sacrosanto) che finché uno gode (magari in senso lato) dei servizi offerti da un paese poiché ci vive, sia soggetto anche agli oneri fiscali e burocratici di quel paese. Altrimenti il concetto di società off-shore sarebbe lodevole. E il senso civico non avrebbe ragion d'essere.

Forse ho capito male?
In tal caso, mi scuso subito.

Ale
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Riccardo Schiaffino
Riccardo Schiaffino  Identity Verified
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Ragioni personali E professionali Jul 13, 2012

A_Nespoli wrote:

Beh, per quanto riguarda me, il trasferimento, la scelta di un eventuale altro stato e/o la permanenza in Italia sono legati a molti altri fattori, per lo più personali, che in buona parte esulano dalle questioni strettamente professionali.

Mi sembra però ovvio (oltre che sacrosanto) che finché uno gode (magari in senso lato) dei servizi offerti da un paese poiché ci vive, sia soggetto anche agli oneri fiscali e burocratici di quel paese.


Io negli Stati Uniti mi ci sono trasferito per motivi più che altro professionali (buona opportunità di lavoro), e ci sono rimasto per motivi sia personali, sia professionali. Sono d'accordissimo che se risiedi in un paese sei tenuto (moralmente e legalmente) a contribuire a tale paese. Infatti pago tutte le tasse che devo a livello federale, statale e locale.

Ho lavorato in Italia dall'85 al '94, sempre come freelance, e negli Stati Uniti dal 94 in poi, prima come dipendete, ora come indipendente (nostra piccola azienda).

Posso dire per esperienza che nulla togliendo alla qualità della vita in Italia, dal punto di vista lavorativo, degli adempimenti fiscali e burocratici, dell'efficienza commerciale, ecc., non ci tornerei mai.

Potrei tornare in Italia in vacanza o da pensionato. A lavorarci, sottoposto al supplizio di una burocrazia pesante, ottusa e inutile (quando non dannosa), a carichi fiscali vessatori, a servizi scadenti e in peggioramento, a pratiche amministrative intricate, bizantine e arbitrarie, a pratiche commerciali in ritardo di decenni, a una giustizia che per le cause civili può richiedere decenni, e a un'amministrazione politica velleitaria e incapace quando non chiaramente cleptocratica... no, grazie - "emmu za deto".


 
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