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Come comportarsi con le Memorie di traduzione?
Thread poster: Cartrad
alessandra nespoli
alessandra nespoli  Identity Verified
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mah Sep 27, 2016

Mirko Mainardi wrote:
Se sei un lavoratore autonomo, le cose dovrebbero stare in maniera leggermente diversa (e qui non mi riferisco nello specifico alla questione memorie).

Forse a voi "viene da ridere/sorridere" (soprattutto a chi è a sua volta ANCHE committente), ma secondo me il rapporto traduttore-committente (e in particolare agenzia) è spesso molto "atipico" rispetto a moltissimi altri rapporti tra committenti e altre tipologie di professionisti e non andrebbe banalizzato e liquidato con una battuta (e qui mi viene in mente la tristemente nota espressione "finta partita IVA", tanto per dirne una...).


Sì però, presupponendo un rapporto libero professionista-committente, appunto, il rapporto si imposta in base a quanto si concorda e nulla più.
Quindi, in realtà, anche la definizione di prassi più o meno consolidate diventa molto difficile, perché nelle varie considerazioni entra anche, di fatto, il potere contrattuale del singolo traduttore (tanto per ragionare dal lato freelance).

Un freelance che per le ragioni più diverse, diventi quasi insostituibile per un cliente ovviamente ha molto più margine di manovra nelle richieste che può fare e nella misura in cui può dimostrarsi indisponibile, scortese o coltivare più o meno un rapporto cordiale e amichevole con i propri clienti.
Un freelance che, per ragioni altrettanto diverse (che possono essere banalmente traduzioni non particolarmente specializzate o combinazioni linguistiche abbastanza inflazionate), risulti invece tutto considerato sostituibile, senza un grosso sforzo, forse ha maggiore convenienza a coltivare rapporti cordiali e a non fare questioni di principio per operazioni tutto considerato poco impegnative. (Al di là del fatto che coltivare rapporti cordiali, secondo me, conviene sempre, anche se dall'altra parte ci si trova un ambiente non sempre cordiale; ma questo magari sono gusti miei personali)

Questo aspetto, il potere contrattuale del freelance a seconda delle sue caratteristiche e del mercato (comprese le tariffe degli altri), però in realtà è una questione puramente commerciale e niente ha a che vedere con un rapporto subordinato; si tratta semplicemente del mercato in cui ci si trova a vendere i propri servizi, popolato da clienti più o meno in odore di santità (:D) da colleghi & concorrenti.

[Sulla questione delle false partite IVA, scusami, ma o si tratta di un traduttore che cercando un'assunzione si trova ad adattarsi a una condizione contrattuale di fatto illegale e non è più un freelance, ma una questione che dovrebbe essere presentata all'ispettorato del lavoro; altrimenti se si tratta di un traduttore intenzionato a lavorare come freelance, se non ha le sue convenienze personali da una situazione del genere, forse non ha ancora molto chiaro come funziona la libera professione.]

Io credo che ci siano traduttori e clienti, più o meno disponibili, più o meno elastici, e più o meno pronti a venire incontro alle esigenze dei vari clienti/fornitori; come in tutti i settori e in tutti gli ambiti in cui gli esseri umani si interfacciano con l'obiettivo di fare qualcosa (un rapporto commerciale, una scuola o una partita di calcio). E mi sembra che in un mercato già difficile e in cui oggi è più difficile entrare e costruirsi una posizione consolidata e di tranquillità, non sia conveniente in primis per il freelance fare una questione di principio su una minuzia come un export di una TM (se si è accettato di vendere un servizio che include l'uso di un cat, ovviamente).
I problemi del coltivare un rapporto cordiale, dell'eventuale sbilanciamento agenzie/traduttori, delle tariffe, dei CAT, ecc. ecc. forse sono un po' sproporzionati rispetto alla considerazione pratica di quanto possa convenire a me chiedere o no un compenso per un'operazione che mi richiede pochi secondi. Se avessi il cliente fisicamente nel mio ufficio, gli farei sicuramente un caffè (non devo, per carità; gli chiedo 1 euro come al bar?) ed esportare una TM richiede meno sforzo e meno tempo che accedere la macchinetta, prendere la tazzina, mettere la cialda, ecc. ecc.


 
Angie Garbarino
Angie Garbarino  Identity Verified
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Quello che mi fa ridere Sep 27, 2016

Mirko Mainardi wrote:


Forse a voi "viene da ridere/sorridere"


è quello che ho scritto nell'ultima frase, non il resto, mi cito per chiarezza:

Questo essere sempre contro le agenzie che erroneamente qualcuno considera datore di lavoro e non cliente, mi ricorda tanto gli anni "70 e mi viene da ridere.


Che vorrebbe dire: il fatto di considerare le agenzie come datore di lavoro e considerarsi subordinati mi fa pensare alle storiche lotte di classe degli anni"70.


 
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